Non vi sono notizie specifiche di come venne realizzato lo stendardo dell'Associazione, sono state però fatte specifiche ricerche storiche*.
Nell’archivio storico sono stati ritrovati quattro fogli di diverse dimensioni scritti a macchina con alcune correzioni fatte a mano e uniti da uno spillo un po’ rugginoso. Si tratta di un importantissimo documento che contiene il discorso del presidente Tommaso Grevi fatto durante la presentazione alla popolazione del gonfalone del sodalizio. I fogli non portano una data e quindi è difficile stabilirla con esattezza. Si possono, però, fare alcune considerazioni per poter risalire al periodo.
La prima: è da escludersi il 1915 perché l’autolettiga citata nella relazione risulta attiva solo nel 1921.
La seconda: l’elevato numero di soci. Nella relazione è scritto che sono stati raggiunti i 1500 soci; in rapporto alla popolazione signese, che all’epoca non arrivava alle cinquemila persone, ciò rappresentava un risultato straordinario che poteva essere raggiunto solo nell’arco di molti anni e con una lunga presenza tra la gente.
La terza: l’analisi di una vecchia foto, scattata davanti alla sede, che riporta in calce la scritta a mano: “Signa – 5 Aprile – Festa della Beata – Delli Aldo”. In essa sono visibili un vecchio carro-lettiga e un’autolettiga con quattro militi in posa. Pur in assenza dell’anno, viene precisato che si tratta del giorno della festa della Beata. Tenuto conto dell’arco di tempo nel quale è stata attiva l’associazione (1909-1930), tale ricorrenza è caduta nel lunedì 5 aprile per tre volte: nel 1915, nel 1920 e nel 1926.
La quarta ed ultima considerazione si basa sulla richiesta di un certificato. Nel 1921 viene richiesto, proprio dal Grevi, un certificato per la circolazione di un’auto-lettiga che dimostra che questo mezzo era già a disposizione dei militi. Si può quindi ragionevolmente dedurre che la foto risalga alla festa della Beata dell’anno 1920. Questa ipotesi è rafforzata anche da una tessera di riconoscimento risalente all’anno 1923: la firma del presidente che vi appare non è più quella del Grevi ma di Luigi Mari. Il che esclude che la foto possa riferirsi al 1926.
In considerazione di tutto quanto sopra, si può quindi ipotizzare che la presentazione del gonfalone dell'Associazione sia avvenuta tra il 1920 e il 1921.
Il documento ritrovato, trascritto per intero di seguito, è di grande impatto emotivo. In esso traspare il grande orgoglio di aver creato una cosa utilissima per la comunità, considerata la pessima situazione sanitaria nella quale versava la popolazione prima della fondazione dell’associazione:
“Sicuro d’interpretare il sentimento del Consiglio e di tutti i componenti la PA, porgo il ringraziamento più sincero al Comitato femminile, a tutti gli oblatori ed in modo speciale alla gentile Signora Romanelli che di questo Comitato, per donare il vessillo alla nostra associazione, è stata la più attiva organizzatrice.
Congratulandomi per i nobili concetti da Lei espressi con voce commossa, poche, modestissime parole io posso aggiungere.
Torno col pensiero agli anni che precedettero il sorgere di questo sodalizio.
Allora ogni idea del pronto soccorso – se pur latente nell’animo di ogni cittadino di Signa – era cosa astratta e direi anche offuscata da quelli che erano i volgari pregiudizi che esistevano in sommo grado nel nostro paese pure sì prossimo alla gentile Firenze.
E mentre gli stranieri ed anche gli abitanti di altre città d’Italia si vedevano affluire negli Ospedali di Firenze per subirvi operazioni gravi e difficili o per aver cure su malattie ribelli, attratti dai nomi illustri di chirurghi e di clinici quali i Professori: Colzi, Del Greco, Burci, Grocco, Mya, Banti, Daddi, Pieraccini, Pellizzari, Schupfer e tanti altri, qui, a distanza di pochi chilometri da Firenze, nulla era pronto perché specialmente i miseri potessero usufruire in tempo utile dell’opera sapiente di tali illustrazioni della scienza.
Nelle nostre fiorenti ed ubertose campagne, ove l’industria raggruppando macchine anche pericolose, faceva sentire spesso la necessità di cure più pronte ho ricordo di aver visto più di una persona stagnarsi il sangue che sgorgava da una ferita, con ragnatele sporche ove il terribile bacillo del tetano, od altri ancor temibili, potevano essere annidati.
L’ungersi una ferita con olio ingrassato da vermi era cosa comune. Il vedere curato l’eresipela ed altre malattie infettive, con feci animali, era pure cosa comune.
Anche oggi la scienza ha molto da combattere contro tanti pregiudizi che tuttora permangono, ma deve essere riconosciuto da tutti che il sorgere delle associazioni di PA ha valso a fugare molti dei pregiudizi che una volta esistevano.
Queste benemerite società hanno aiutato tanta gente che ignorava, a formarsi un concetto nuovo sui rimedi da adottarsi per tutelare la salute.
Infatti ora – l’ho letto in volto ai cortesi uditori – ciò che prima ho deprecato, desta impressione di doloroso stupore e di ricordo di tempi a noi lontani.
Oggi si ricorre volentieri e con fiducia all’ambulatorio della PA anche per lievi ferite, perché si apprezza giustamente il valore di una disinfezione fatta in tempo.
La PA – per l’opera volenterosa dell’Egregio Dott. Bolognini – ha dato nozioni utilissime ad un nucleo di militi, nozioni che verranno ancora ripetute ed approfondite.
L’Egregio Dott. Fenzi in caso di bisogno pure ha prestato il suo aiuio e con zelo compie la stessa opera in San Mauro.
Dal modesto carro a trazione ippica, oggi la PA può dirsi orgogliosa di esser munita di un AUTO-LETTIGA che rapidamente può eseguire i trasporti all’Ospedale.
E la cittadinanza tutta sente certamente che la PA è opera sua.
Questa associazione che oggi conta circa 1500 soci dei due sessi, dovrà ancor sviluppare.
Tutti debbono sentire il dovere di stringersi attorno a questo sodalizio di cui UNICO scopo è quello di soccorrere CHIUNQUE abbia bisogno.
E quando ai militi ho letto più volte negli occhi, lucenti di commozione, l’orgoglio di sapere di aver contribuito a salvare la vita ad un essere umano, mi sono sentito soddisfatto nel più intimo dell’anima e parafrasasndo Chenier mi son detto assieme ai colleghi di Consiglio: Ecco uno scopo nobile della vita.
E vorrei con la mia povera parola trasfondere in tutti l’amore che io ed i colleghi sentiamo per questa associazione che abbiamo vista nascere e farsi grande e robusta. Noi l’amiamo questo sodalizio perché i sentimenti più nobili d’altruismo scaturiscono spontanei dall’animo di chi si trova nel frangente di porgere aiuto ad un ferito, a un malato, ad una puerpera.
Non è forse vero che la gente si affolla qui alla nostra sede ogni qual volta un ferito venga trasportato all’Ambulatorio o che i militi siano affaccendati per allestire prontamente il trasporto di un malato all’Ospedale?
E grandi e piccoli, uomini e donne, domandano, vogliono sapere, rendersi ragione.
Analizziamo bene. E’ solo per curiosità che avviene questo? No, certo. E’ l’istinto generoso, che in ogni animo il più pravo [malvagio, n.d.r.] esiste, che balza gigantesco in soccorso all’umana creatura che soffre.
Ad esempio, in casi gravi, l’ansia che fa impallidire il marito che domanda della PA per la moglie in pericolo, come il marinaio nel franger di marosi in tempesta brama giungere in porto, unico rifugio e speranza di salvezza, quest’ansia si trasmette nell’animo dei militi, nel cuore di tutti i presenti ed allora tutti aiutano. Col cuore e con la mente; e si vorrebbe che il soccorso avesse la rapidità del pensiero.
E’ allora che la bella macchina, dal motore potente, con l’ansito dei suoi cilindri risponde: O popolo buono e nobile, io – creata dalla scienza – e da te, con gravi sacrifici, voluta - ti do l’aiuto rapido che desideri che imponi. Ma dice ancora: tu però prosegui a porgere il tuo continuo aiuto; non sia una sensazione dolorosa e acuta che passa, quella che ti fa vibrare, ma sia la ferma volontà di non abbandonare mai questa associazione che rende più buoni, più generosi, più lieti.
Prendo in consegna il bel vessillo affinché sia il simbolo dei sentimenti che ho esposti e che le parole, ricamate in oro sullo sfondo turchino, quasi di quieta onda di mare;
PUBBLICA ASSISTENZA
siano di vaticinio per la nostra società, pel nostro bel paese, per l’umanità, dell’avverarsi della invocazione del poeta che liricamente canta: ……
<Fratelli tutti della stessa sorte
Il seme dell’odio getteremo via
Per seminare il seme della Pace
E nell’amplesso del perdon tenace
C’inoltreremo per la nostra via…>>
Grevi Tommaso (firma autografa)"
Oggi lo stendardo dell'Associazione riproduce quello storico, conservato in un apposito spazio nella Sala Conferenze della sede sociale.
(* Ricerche e testo a cura di Boreno Borsari)
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